Il raffreddore nel neonato è una condizione molto comune che nella maggior parte dei casi non deve destare preoccupazione. È un disturbo che non prevede l’impiego di farmaci per il trattamento, ma considerata la fragilità dei piccoli pazienti è una condizione da non sottovalutare.
Insieme al dott. Paolo Minelli, pediatra del Santagostino, vediamo di cosa si tratta, quali sono i sintomi e quali rimedi adottare.
Il raffreddore o rinite è una malattia acuta di origine virale che colpisce le vie respiratorie superiori, provocando un’ infiammazione della mucosa nasale e faringea.
Quando si parla di raffreddore nel neonato, la prima cosa da ricordare è che, nei primi mesi di vita, la respirazione è esclusivamente nasale. In questo periodo, il bambino è incapace di respirare dalla bocca. Per riconoscere quindi una respirazione corretta basta osservare il proprio bambino mentre dorme: è tranquillo, non russa, le labbra sono chiuse.
Il naso è un organo molto importante perché ci permette di ricevere ossigeno e rappresenta un importante filtro naturale per l’organismo. Esso consente infatti, a differenza di quando respiriamo con la bocca, di filtrare l’aria, intrappolando nel muco nasale le impurità, i virus e i batteri presenti nell’ambiente, e permette all’ossigeno di arrivare ai polmoni con un’umidità e una temperatura ambientale ottimale.
Da queste premesse si comprende come un’infezione delle vie aeree nel bambino piccolo, che non è ancora capace di soffiarsi il naso, possa causare problemi più o meno seri.
La causa del raffreddore nel neonato è generalmente un’infezione virale. Esistono almeno 200 virus responsabili del problema e, di conseguenza, tutte le volte che un bambino ha il raffreddore, diventa immune per quel particolare tipo di virus, ma non per tutti gli altri. Gli agenti virali che sono più spesso responsabili del raffreddore sono:
I sintomi tipici del raffreddore comprendono:
Dunque, in caso di raffreddore, il neonato, che è capace di respirare esclusivamente attraverso il naso, soffre notevolmente manifestando dei comportamenti tipici, per esempio:
È comune, inoltre, che starnutisca frequentemente: lo starnuto, infatti, è una modalità per liberare il naso chiuso dal muco che eventualmente si forma.
Il raffreddore nel neonato può avere una durata che va da pochi giorni a circa una settimana o poco più.
Per liberare il naso di un neonato dal muco e alleviare i sintomi del raffreddore, è consigliabile, in particolare, l’instillazione nasale di soluzione salina (soluzione fisiologica reperibile in fialette). La soluzione va somministrata più volte al giorno e di regola 15-20 minuti prima dei pasti e del sonno notturno. Vanno instillate 2-3 gocce di soluzione per narice, preferibilmente con il piccolo in posizione supina e con la testa iperestesa.
Il raffreddore nei neonati, come detto precedentemente, nella maggior parte dei casi non deve destare preoccupazione. In presenza di alcuni sintomi però, è opportuno rivolgersi al pediatra, per esempio, in caso di:
Soprattutto l’eventuale comparsa di febbre, nel periodo neonatale e nei primi mesi di vita, va sempre considerata con estrema attenzione. Inoltre, è opportuno contattare tempestivamente il proprio medico, quando il bambino presenta:
Quando il bambino è molto piccolo, e quando il muco e le secrezioni nasali possono essere un ostacolo alla respirazione e all’alimentazione, può essere indicato il ricovero.
È importante ricordare che il raffreddore nei neonati, se trascurato, può dare luogo a complicazioni anche potenzialmente fatali.
Il raffreddore nel neonato non necessita di alcuna terapia farmacologica. Gli antibiotici servono solo in caso di complicazione (otite, bronchite), ma non cambiano nulla nel decorso normale del raffreddore, essendo questa una malattia virale.
Un discorso a parte meritano i decongestionanti nasali contenenti vasocostrittori: sono rappresentati da una vasta gamma di principi attivi disponibili singolarmente o in associazione, sia sotto forma di preparazioni per uso locale (per via nasale) che per via sistemica (per via orale o in supposta).
L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha diramato un provvedimento restrittivo per proibirne l’uso nei bambini al di sotto di 12 anni: questa fascia di età è infatti stata considerata quella più a rischio in quanto più rappresentata nelle segnalazioni di sospette reazioni avverse.
È possibile però adottare alcuni rimedi che servono ad alleviare i sintomi e a sostenere il sistema immunitario del proprio bambino contro l’infezione, per esempio: